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Dalla strada al palazzo

Dal 4 al 31 marzo, per la prima volta alcuni writers, sardi e non, si sono riuniti a Cagliari per dare vita a una mostra tanto attesa quanto originale. A ospitare tali opere non sono le mura diroccate di una palazzina nei sobborghi di un quartiere, bensì sono le mura trecentesche del Palazzo Regio.
Le mura di un palazzo storico abbracciano un tipo di arte, si può dire, nuovo: vediamo l’anziano che si avvicina al giovane, ed effettivamente l’impatto è straniante, ma per niente spiacevole.
Gli artisti partecipanti sono tutti giovanissimi (Raba, Crime, Sklero, Skan, Jep, il collettivo Saletta Team, Iem82, Fema, Snuf, Prosa, Invisible, e da Milano Kunos e Shine Royal), ma con già alle spalle una notevole carriera, oltre a essere noti nella sfera street hanno all’attivo collaborazioni con importanti case produttrici e di design.
Vista la loro esperienza, è palese che non sia la prima volta che le loro opere vengano rinchiuse fra quattro mura, ma, sinceramente, vedere questo tipo di arte decontestualizzata dal mondo urbano, dove siamo solitamente abituati a vederla, fa sicuramente uno strano effetto: i messaggi trasmessi sono di differente percezione, ma non per questo meno incisivi.
È straordinario vedere come finalmente, questo nuovo modo di comunicare, sia uscito dalla denominazione di “vandalismo”, e venga accettato e apprezzato per quello che effettivamente è: vera e propria arte.
Entriamo nella Sala e le mura dagli stucchi dorati e arzigogolati fanno da cornice a un'esplosione di colori acrilici sgargianti, creando un contrasto dal forte impatto visivo spiazzante, ma che immediatamente si trasforma in un'unione ben riuscita tra due mondi opposti: l’arte barocca non è più la protagonista, ma è un elemento di sfondo.
L’esposizione accoglie tutte le tecniche della Street Art: dal murale allo stencil, dalla pittura spray alla fotografia, dai toys alla semplice matita. Un’eterogeneità che ci fa capire quanto sia ancora poco conosciuta quest’arte, e soprattutto quanto sia stata importante un'iniziativa del genere.
All’interno della mostra non vi è un percorso prestabilito, ma si da la possibilità al visitatore di girare in piena libertà e crearsi il proprio “viaggio” personale.
Camminando per le sale, nonostante le luci discutibili, vediamo come le opere balzino immediatamente dai loro supporti, come se questi fossero delle catene che li imprigionano. Il visitatore è circondato da immagini di città fantastiche degradate; mani con ali di mosca sopra un tavolo; organi del corpo umano disegnati su delle abat-jour; in una stanza non si è mai soli, perché si è sempre accompagnati da una simpatica e elegante “ombra” con il cappello...insomma, un ambiente surreale pervade l’intera mostra, lasciando incuriositi e, quando questo cammino giunge al termine, delusi per la precoce fine.
Speriamo davvero che questa iniziativa non sia solo una piccola virgola nel mondo dell’Arte ufficiale, ma che si faccia sempre più spazio in questo ambiente, a volte, un po’ troppo elitario.

Giorgia Matzeu

1 commenti

  1. Anonimo says:

    bello!

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