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(S)cambiare in Ghana a puntate - capitolo terzo


“... e vita e genti per la strada”

La mattina ci svegliamo abbastanza presto, il tempo di lavare qualche indumento, fare colazione con caffè liofilizzato, e partiamo col furgoncino per vedere un po' la città. Ci dirigiamo verso un grande mercato e nel tragitto Cyprus ci parla di Accra mentre, intanto, intorno a noi, scorre un altro mondo fuori dal finestrino: tantissima gente per la strada, ragazze con cestini enormi sul capo che vendono frutta e cibo vario agli automobilisti in sosta, piccoli bambini ancorati alla schiena delle proprie madri con teli stretti alla vita, cartelloni pubblicitari, manifesti elettorali, uomini in giacca e cravatta che trasportano valigie sulla testa, acqua venduta in bustine, furgoncini d’ogni tipo, incredibili e precari ponteggi in canna intorno a edifici in costruzione, piccoli banchetti ai margini della strada, fogne a cielo aperto, grandi palazzi e strutture fatiscenti, monumenti e baracche… Percorrendo un quartiere benestante vediamo numerose case circondate da muri e filo spinato: Cyprus ci spiega che si tratta di case dei vecchi coloni inglesi e l’unica cosa che mi sento di annotare sul taccuino è questa frase: “muri e filo spinato intorno alle ville/e vita e genti per la strada”.
Arrivati al mercato scendiamo dal furgoncino ed entriamo dentro un enorme capannone fatto di piccole botteghe dove veniamo letteralmente assaliti dai mercanti, i quali mi danno la sensazione che “combattano” tra loro per avere il loro “pollo da spennare” .
{È stata in questa occasione che mi son sentito per la prima volta turbato dall’esser percepito come il classico “turista bianco superficiale, ricco e spendaccione” e forse, riflettendoci bene, il turbamento vero nasceva dal fatto di sentirmi anche io un po' così … come se quello che io percepivo come un pregiudizio dei mercanti nei miei confronti si imprimesse in parte in me … (è questo il razzismo?). La città mi ha dato subito questo “schiaffo”, facendomi irrigidire nei sui confronti e creando ulteriori pregiudizi in me. Soprattutto dopo esser stato nel villaggio di Nyame Ben , nelle brevi soste fatte ad Accra e a Kumasi, percepivo le città con un certo malessere: le vedevo (o le volevo vedere) cosi “diverse” ma fondamentalmente “uguali” alle nostre , cosi poco “affascinati” rispetto ai villaggi. Per colpa di questo mio atteggiamento ho perso quella sana e pura curiosità nel cercare di conoscerle, tanto da non riuscire a rendermi conto della loro ricchezza e complessità: ad Accra confluiscono uomini e donne da tutto il Ghana, ognuno con il suo pezzo di storia, di tradizioni, di lingue… ma anche le cose più interessanti smettono di esserlo se guardate bendati da presuntuosi preconcetti come ho fatto io.}
Ci spostiamo con il furgoncino, ci dividiamo: alcuni di noi vanno a comprare il materiale per la costruzione del vivaio ittico per il villaggio di Nyame Ben mentre io vado con l’altro gruppo a prendere materiale scolastico e tre palloni da portare con noi.
Il tutto avviene con una tranquillità estrema e senza fretta.
{Un modus vivendi alla quale ci saremo presto sin troppo abituati}
Il giorno dopo prepariamo i bagagli e il pomeriggio partiamo verso il villaggio di Nyame Ben, nell' Eastern Region, a 115 km da Accra.
115 Km di terra mai vista, di container della Omnitel adibiti a casa, di vegetazione tropicale, di gente in camino in mezzo al niente su strade infinite e senza nome.
Io come uno scemo cerco di filmare qualsiasi cosa, con il desiderio infantile di non perdere niente, di poter registrare tutto.
Lungo la strada ci scorrono davanti alcuni villaggi con capanne in terra cruda, ma tutto avviene con la rapidità impietosa del furgone che non soddisfa la curiosità di voler conoscere cosa si nasconde “dietro l’angolo”.
Arriviamo a destinazione mente il cielo inizia ad oscurarsi: la nostra strada asfaltata termina qua.


di Antonio Matzeu

2 commenti

  1. Anonimo says:

    continua... :)

  2. Anonimo says:

    mi sono imbattuta nella tua storia per caso, in cerca di ispirazione per programmare il viaggio che sogno da una vita e che spero si avveri questa estate..è un peccato poi accorgersi che il tuo racconto si interrompa insieme alla strada asfaltata percorsa in ghana

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