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(S)cambiare in Ghana a puntate - capitolo secondo



Era il 4 Marzo 2010 quando siam partiti, alle prime ore del mattino, dall'aeroporto di Cagliari;
poi Roma, scalo a Tripoli con la compagnia aerea Afriqiyah e infine Accra.
“Cosa porteresti con te se dovessi restare un mese in Ghana?” Io, ad esempio, ho infilato la mia chitarra classica in una borsa da trekking! Ma già il personale dell'aeroporto di Cagliari, dopo un attimo di sconcerto, mi ha consigliato di toglierla da lì e di portarla con me; avrebbero chiuso un occhio... così la mia chitarra nuda e senza custodia è stato il mio anomalo bagaglio a mano per tutti gli scali.
Sbarcati a Tripoli ci incanaliamo nella fila per mostrare biglietti e passaporto, l'addetto ai controlli vede la mia chitarra e ride: -Oh! Carlos Santana!!! Ahahaah! Play, play!-
Attraversiamo un lungo corridoio in cui il personale posto ai lati indossa un camice bianco e ci guarda incuriosito; alcuni indicano la mia chitarra ridendo, ma il tutto ricorda un ambiente un po' ospedaliero. Il corridoio conduce nella sala d'attesa in cui è esposto un grande dipinto del presidente libico Muammar al-Gheddafi, e anche alcuni negozietti portano il suo nome. La cosa più bella della sala d'aspetto (oltre alla sala/scatola fumatori 1 x 3m) sono le persone:
una patchanka di genti, barbe, kefieh, neri, bianchi, burqa, suoni, lingue, accenti....uomini e donne da tutto il mondo che incrociano per un po' le loro vite in quel limbo, e il fatto di essere anche io in quel calderone mi diverte!
C'è una donna marocchina che sentendoci parlare in Italiano mi racconta di esser stata da “noi” per 13 anni e di essere diventata amica di una vicina di casa italiana, ma che ora sta tornando a casa dai figli.
L'altoparlante annuncia l'imbarco per Accra: nuova fila, passaporto, chitarra in mano – hello Santana!- e finalmente il nostro ultimo viaggio in aereo per quel giorno.
Dopo più di quattro ore di volo, passate tra entusiasmo, stanchezza e VOGLIA DI FUMARE, finalmente arriviamo ad Accra; scesi dall'aereo, le parole più chiarificatrici vengono pronunciate da Simone: “Ayò, basta! Torniamo a Cagliari che qua c'è troppo caldo!”
All'aeroporto per prima cosa ci fanno compilare dei documenti; io mi distinguo subito tra gli altri compagni per il mio Magic English fatto di gesti e dal continuo intercalare: - Eeeehhh????
Stanchezza, afa, inglese, - cosa cazzo ci faccio con una chitarra in mano?- caldo,
c a a a a a l d o, camicia in flanella legata alla vita....
Faccio per consegnare il documento alla scazzatissima addetta allo sportello e mentre cerco inutilmente nel vocabolario la parola “bagaglio a mano” (visto che il mio trick col genitivo sassone: “ bag's hand” risultava essere stranamente incomprensibile!..) ecco che il mio cellulare cade dal taschino della giacca e si spatascia per terra.....rotto! Cazz!
Ad attenderci fuori c'è il nostro caro amico Cyprus componente ghaneano di (S)cambiare.
Saliamo con lui su un furgoncino rosso e ci dirigiamo verso un piccolo albergo a pochi chilometri di distanza .
Cyprus, che era partito qualche giorno prima per organizzare il nostro arrivo, ha già prenotato le stanze.
Finito di scaricare i bagagli siamo stanchi e zuppi di sudore; e immediatamente dopo esserci fatti una doccia siamo stanchi e nuovamente zuppi di sudore... c'è decisamente c a a a l d o! ( continua...)

Antonio Matzeu

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