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Fuoco e Fiamme nel buio

In quel di Cagliari vi è un'associazione culturale, i Figli d'arte Medas, che da anni portano avanti iniziative più che valide.
Nello specifico, nei mesi di Ottobre e novembre del 2010 hanno portato in scena la seconda edizione di "Tutti i colori del buio", una serie di rappresentazioni teatrali contraddistinte da narrazioni a tinte scure e gotiche che già l'anno precedente aveva avuto un buon seguito. Il primo spettacolo, dal titolo"Fuoco e fiamme" è liberamente ispirato al fumetto di James O' Barr "The Crow". Tutti conosciamo la storia, complice lo smisurato successo che ebbe il film che ne fu tratto nel 1994 diretto da Alex Proyas.
Ma veniamo allo spettacolo. La scenografia si presenta scarna, a farla da padroni sono i musicisti del gruppo Skull Cowboys (Mario Pierno-chitarra elettrica, Andrea Congia-chitarra classica, Fabio Desogus- tastiere, Marco Loddo- basso elettrico, Michele Sanna-batteria) disposti sul palco davanti ad un telo illuminato da luci scarlatte, anche loro illuminati ma con tonalità più fredde, il tutto volto probabilmente a dare maggior risalto alla storia e all'espressività degli attori che calcano il palco. Personaggio principale di questa opera rock è Gianluca Medas narratore della storia, una personalità eclettica, un attore capace di tenere inchiodato lo spettatore con lunghi ma coinvolgenti monologhi, ora claustrofobici, ora cullanti, ma mai noiosi.
Di pari importanza è la musica, che si snocciola su tessuti imprevedibili, morbidi o duri, sognanti o acidi, e che segue a ogni passo la narrazione, donandole una forza spaventosa. Anche i generi toccati nelle composizioni sono eterogenei, sempre rock, ma con diverse venature ad ogni intermezzo musicale. Un po' progressive, un po' hard, un po' melodici.

Guardando il palco ci si aspetta un esercito di attori a portare avanti una storia senza tempo e senza spazio. Ma non ci sono. Gli attori sono pochi ma l'effetto è lo stesso. Il già citato Gianluca Medas, Noemi Medas, e la piccola Gloria Medas. Non tutto è come appare. Il racconto prosegue su delle linee quasi classiche, ma comunque intrise di una reinterpretazione minimale che non fa perdere la bellezza dello stesso. Sembra quasi di trovarsi nel bel mezzo di una corsa in cui tutti gli avvenimenti si susseguono a suon di musica, e lo spessore narrativo è ribadito da frasi e suoni ricorrenti.
Non deludono quindi i Figli d'arte Medas, autori e interpreti dell'ennesimo lavoro ben strutturato e carico di pathos. Grazie anche all'aiuto delle ottime musiche e del lavoro dietro il mixer di Villy Cocco, dei costumi ad opera di Federica Demontis, e del trucco di Veronica Frau.
Insomma un unione di talenti per una bella espressione artistica nell'ormai arido panorama sardo. Abbiamo bisogno di iniziative del genere, che diano maggior risalto alle capacità e alla creatività dei nostri artisti. "Tutti i colori del buio" è tutto questo, uno spiraglio di vitalità, una boccata di aria fresca, con la speranza che continui nel tempo e dia il via ad altre iniziative.

Camilla Fois

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